Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

La rivista del movimento Hare Krishna

volume 8 n. 1

gennaio-febbraio 1996

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.















1896-1996
CENTENARIO
SRILA PRABHUPADA

Un evento celebrato in tutto il Mondo

In ricordo di A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
il Maestro Spirituale che ha portato il messaggio della Coscienza di Krsna in Occidente

Un'occasione importante per conoscere e vivere
gli insegnamenti di Srila Prabhupada.










La Rivista del Movimento Hare Krishna

RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDAZIONE:
Sitarani devi dasi

COLLABORATORI:
Rasika dasi, Pancaratra dasa, Saiva dasi, Nikunja Vasini devi dasi, Dott. Giuseppe Scala.

AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa

ABBONAMENTI E INFORMAZIONI:
Dananistha devi dasi

Per informazioni sugli abbonamenti contattate la B.B.T. Italia - Ufficio Abbonamenti  Strada Bonazza, 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)  Tel. (055)8076414 - Fax (055)8076630.

PRONUNCIA: La traslitterazione dei termini in sanscrito di questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; â si pronuncia a lunga e aperta; î si pronuncia i lunga; û si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".

NOMI SPIRITUALI: I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

© Bhaktivedanta Book Trust  Tutti i diritti riservati

RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

Vol. 8 N. 1 - gennaio-febbraio 1996

Fotolito: Fotolitografie Fiorentine, Dicomano, FI

Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.










SERIETA' E CONOSCENZA
Una lezione di Srila Prabhupada

SRIMAD BHAGAVATAM

La creazione: Primo Canto, Capitolo 8


I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Fatti e parole

ALIMENTAZIONE VEGETARIANA
Una primavera infinita.

MAHABALIPURAM
Un viaggio nel passato.

SARAJEVO
Impressioni da un luogo che fa riflettere

SCIENZA E SCIENZA
Mitologia razionale

IL MAHABHARATA

LA FESTA DELLA DOMENICA















SERIETA' E CONOSCENZA

La coscienza di Krsna fornisce la conoscenza essenziale
per raggiungere lo scopo della vita umana

Una conferenza tenuta a Parigi il 26 giugno 1971
da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada,
fondatoreacarya della Società Internazionale per la Coscienza di Krsna

Signore e signori, vi ringrazio molto per il vostro interesse nel movimento per la coscienza di Krsna. Questo movimento si rivolge in special modo a tutti coloro nella società umana che desiderano seriamente portare a compimento la missione della vita. C'è una distinzione tra la vita umana e la vita animale. Vita animale significa non sapere chi è il proprietario del corpo. Chi si identifica con il corpo è come un animale. Ma nella forma di vita umana è possibile comprendere che non siamo questo corpo materiale ma un'identità separata, di valore spirituale.
Con un po' di attenzione ci sarà possibile comprendere questo. Stiamo cambiando corpo dall'inizio della nostra vita. Apprendiamo dai testi vedici che dopo un fecondo rapporto sessuale tra un uomo e una donna, l'essere vivente va a risiedere nell'emulsione delle due secrezioni e già dalla prima notte il corpo prende la forma di un pisello.
Poiché l'essere vivente è lì, il corpo cresce gradualmente,
poi si formano nove orefizi che in seguito si sviluppano in due occhi, due orecchie, due narici, una bocca, il retto e l'organo genitale.
Quando il corpo è completo l'essere
vivente diventa cosciente.
Fintanto che il corpo è incompleto,
la coscienza è quasi morta.
Questo stato è detto susupti, o sonno profondo. Poi, gradualmente, quando viene la coscienza, il bimbo nel ventre si sente a disagio e vuole uscirne. Perciò fin dai primi mesi della gravidanza a volte il bambino si muove.
Questo è il processo della crescita. E dopo essere uscito dal grembo il corpo continua a crescere. Ma se il bambino nasce morto, il corpo non cresce. Perciò bisogna comprendere che il corpo cresce o cambia forma a causa della presenza dell'anima spirituale. Gli studiosi sono arrivati alla conclusione che il mutamento del corpo avviene ad ogni istante. L'anima è presente dall'inizio della vita e quando il corpo cessa di esistere, l'anima cambia corpo. Questo cambiamento è definito "trasmigrazione dell'anima".
La trasmigrazione è un fatto, ma la civiltà moderna non si interessa a questo argomento. La gente crede erroneamente di essere il corpo. Ho parlato con molti studiosi e tutti credono che con la fine del corpo ogni cosa finisca, ma la realtà è diversa. Noi possiamo ricordare il nostro corpo di bambino, possiamo ricordare il nostro corpo di ragazzo: sebbene questi corpi non ci siano più, io, l'anima spirituale, l'occupante del corpo o il proprietario del corpo, sono presente.
La trasmigrazione dell'anima è una scienza molto importante e la società umana dovrebbe cercare di comprenderla. Sfortunatamente non c'è alcuna università o dipartimento di cultura che aiuti a comprendere questa importante scienza e si tratta di una carenza molto rischiosa.
L'anima trasmigra da un corpo all'altro e ci sono 8.400.000 specie di vita. Dopo aver lasciato questo corpo noi possiamo prendere una qualsiasi di queste forme. Non sappiamo quale: dipenderà dalle nostre azioni presenti. In pratica, noi stiamo preparando il nostro corpo futuro. Secondo il nostro comportamento e la nostra mentalità, noi prenderemo un determinato corpo. Perciò dobbiamo stare molto attenti. Qualsiasi persona intelligente può comprendere che la vita futura è preparata dal presente. Proprio come un ragazzo va a scuola e al liceo per preparare la sua vita futura, la forma umana di vita è il terreno di preparazione per la nostra vita futura.
Secondo la Bhagavad-gita, ci possiamo trasferire anche su altri pianeti. Questo è spiegato nel nostro libro "Viaggio facile verso altri pianeti". L'uomo sta ora cercando di andare sulla luna. Ma i testi vedici ci informano che non è possibile trasferirsi sulla luna con mezzi meccanici. E' un tentativo futile. Ogni pianeta ha un'atmosfera particolare, quindi per entrare in un determinato pianeta dobbiamo prima preparare noi stessi. Anche per andare in un paese straniero è necessario prepararci procurandoci un visto e il passaporto. Se perfino su questo pianeta siamo soggetti a tante limitazioni, come possiamo essere così sciocchi da credere di poter andare su un altro pianeta senza alcuna preparazione?
Un uomo sano di mente, un uomo intelligente, non desidera recarsi su alcun pianeta materiale perché ovunque vada nel mondo materiale troverà le quattro condizioni miserabili dell'esistenza: nascita, malattia, vecchiaia e morte.
Dalla Bhagavad-gita noi comprendiamo che pur raggiungendo Brahmaloka, il sistema planetario più elevato dell'universo, troveremo queste quattro misere realtà.
Apprendiamo dalla Bhagavad-gita che un giorno di Brahmaloka equivale a milioni dei nostri anni. Gli scienziati dicono che ci vorranno quarantamila anni per recarcisi. Chi viaggerà mai per quarantamila anni? Ma dai testi vedici possiamo capire che è possibile andare su qualsiasi pianeta, purché si sia preparati. Le parole esatte nella Bhagavad-gita sono:

yainti devavrata devan
pitrn yanti pitrvratah
bhutani yanti bhutejya
yanti madyajino 'pi mam

Se ci si prepara per entrare nei sistemi planetari superiori, abitati dagli esseri celesti, sarà possibile andarvici. Similmente, possiamo andare su Pitrloka, il pianeta degli antenati o possiamo rimanere su questo pianeta. E infine, se lo desideriamo, possiamo entrare nel pianeta di Dio, la Persona Suprema. Quindi è tutta questione di preparazione.
Ma dobbiamo considerare che qualsiasi sistema planetario nell'universo materiale è temporaneo. Sebbene la durata dei sistemi planetari superiori sia molto, molto lunga, questi saranno annientati proprio come il nostro corpo sarà annientato. Ci sono corpi diversi: un corpo umano può esistere per un centinaio d'anni, e il corpo di un insetto può esistere per dodici ore. Quindi corpi diversi esistono per una durata relativamente lunga o corta ma prima o poi saranno annientati. Ma chiunque entri in Vaikuntaloka, il pianeta spirituale, ottiene una vita eterna piena di beatitudine e di conoscenza.
Un essere umano, se ci prova, può raggiungere la perfezione. E' molto semplice. Nella Bhagavad-gita il Signore dice:

janma karma me divyam
evam yo vetti tattvatah
tyaktva deham punar janma
naiti mam eti so 'arjuna

"Chi conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività, quando lascerà il corpo non rinascerà nuovamente in questo mondo materiale ma raggiungerà la Mia dimora eterna, o Arjuna."

La gente dice: "Dio è grande." Ma se vogliamo sapere come è grande, si potrà saperlo tramite i testi autorizzati. Nella Bhagavad-gita Dio descrive Se Stesso, quindi possiamo apprendere direttamente da Lui. Egli dice: "La Mia apparizione, o la Mia nascita non è come quella di un qualsiasi essere umano, è trascendentale."
Il corpo di Dio non è esattamente come il corpo umano, ma Dio è così gentile che appare davanti a noi come un comune essere umano. Sfortunatamente chi non conosce Krsna, o Dio, pensa che Egli sia come uno di noi. Questo punto è affermato nella Bhagavad-gita. Avajananti mam mudhah: "Coloro che sono mudha, mascalzoni, pensano a Me come ad un essere umano." In realtà Krsna non è un essere umano.
Noi abbiamo la possibilità di poter conoscere Dio, ma dobbiamo leggere la giusta letteratura sotto una giusta guida. E soltanto comprendendo la natura di Dio, o Krsna, sarà possibile liberarsi. Ciò è dichiarato nella Bhagavadgita.
Con la nostra intelligenza umana non possiamo comprendere completamente Dio, la Persona Suprema. Ma con l'aiuto della Bhagavadgita, le affermazione di Dio, la Persona Suprema, ed il maestro spirituale, potremo conoscere Dio al meglio delle nostre capacità. E se noi Lo conosciamo, allora  subito dopo aver lasciato il nostro corpo attuale  entreremo nel regno di Dio.
Il movimento per la coscienza di Krsna ha lo scopo di propagare alla gente in generale questa idea scientifica superiore. E il metodo è molto semplice: cantando il santo nome di Dio  Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare  potremo spazzar via la sporcizia dal cuore e comprendere di essere particelle infinitesimali del Signore Supremo e che è nostro dovere servirLo. Ed il procedimento è anche molto piacevole. Cantiamo il mantra Hare Krsna, danziamo ritmicamente e mangiamo del buon prasada, cibo offerto a Krsna. Noi godiamo di questa vita e ci prepariamo a entrare nel regno di Dio nella prossima.
Queste discussioni non sono storie inventate: sono dei fatti, nonostante all'uomo comune possano apparire come delle leggende. Ma se si è seri, allora Krsna, Dio, aiuta a comprendere da dentro. Ed anche il maestro spirituale aiuta. Il maestro spirituale è considerato la manifestazione esterna di Dio. Dio è situato nel cuore di ognuno come Paramatma, Anima Suprema. Ed il maestro spirituale aiuta coloro che sono seri nel voler comprendere Dio la Persona Suprema, mostrando loro un maestro spirituale autentico. In questo modo, un aspirante sarà aiutato dall'interno e dall'esterno su
come avvicinarsi a Dio.
Questo è lo scopo del movimento per la coscienza di Krsna. Il maestro spirituale, o il rappresentante vivente di Krsna, aiuta dal di fuori, e Krsna  come Paramatma - aiuta dal di dentro.
In entrambi i casi l'essere vivente può trarne profitto e rendere la sua vita un successo. Abbiamo
molti libri a riguardo. Il movimento per
la coscienza di Krsna è basato sull'autorità dei
Veda, che è il contenuta nella Bhagavad-gita e in molti altri libri. Abbiamo pubblicato la Bhagavad-gita così com'è, Gli Insegnamenti del Signore Caitanya, Viaggio Facile Verso Altri Pianeti, Il Nettare della Devozione, lo Srimad Bhagavatam e Il Libro di Krsna, e pubblichiamo la nostra rivista "Ritorno a Krsna". Chiediamo a tutti di comprendere questo movimento leggendo questa autorevole letteratura. Il nostro programma è servire la società umana, salvare la gente dal pericolo di entrare nuovamente nel ciclo di morti e rinascite. Questa è la nostra grande missione. Molte grazie.















SRIMADBHAGAVATAM

Tra tutte le scritture Vediche il più illuminante
testo che descrive la Personalità di Sri Krsna

Scritture Vediche



SrimadBhagavatam

Primo Canto: La Creazione

Continua, seguendo dall'ultimo numero, la pubblicazione dello SrimadBhagavatam, il grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da KrsnaDvapayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada.
Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile.
Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.



VERSO 28


manye tvam kalam isanam
anadinidhanam vibhum
samam carantam sarvatra
bhutanam yan mithah kalih

manye: io considero; tvam: Tua Grazia; kalam: il tempo eterno; isanam: il Signore Supremo; anadi-nidhanam: senza inizio né fine; vibhum: onnipresente; samam: ugualmente misericordioso; carantam: distribuendo; sarvatra: ovunque; bhutanam: agli esseri viventi; yat mithah: a causa delle relazioni; kalih: dissenso.



TRADUZIONE

Vedo Tua Grazia come il tempo eterno, il controllore supremo, senza inizio né fine, l'onnipresente. Con equanimità Tu distribuisci a tutti la Tua misericordia; i conflitti fra gli esseri non sono causati da Te, ma dagli esseri stessi nei rapporti tra loro.



SPIEGAZIONE

Kuntidevi sapeva che Krsna non era suo nipote né un semplice componente della sua famiglia paterna. Sapeva perfettamente che Egli era il Signore nella Sua forma originale, presente anche nel cuore di ciascuno come Paramatma, l'Anima Suprema, designata anche col nome di kala, il tempo eterno. Il tempo eterno è testimone di tutte le nostre azioni, buone o cattive, e ci fa subire le conseguenze di ciascuna di esse. E' inutile dire che ignoriamo le cause della nostra sofferenza. Possiamo anche non ricordare le colpe di un tempo per le quali soffriamo attualmente, ma non dobbiamo dimenticare che il Paramatma è il nostro costante compagno, che Lui sa tutto del nostro passato, presente e futuro. E poiché questa emanazione di Sri Krsna sanziona gli atti di ogni essere e ne attribuisce le conseguenze, Egli è anche il controllore supremo. Non un filo d'erba può muoversi senza che Egli abbia sanzionato il suo movimento.
Gli esseri individuali hanno una certa libertà, ciascuno secondo i propri meriti, ed è il fatto di usarla male che comporta la sofferenza. I devoti fanno buon uso della loro libertà, perciò sono considerati degni figli del Signore; invece quelli che abusano della loro libertà si trovano esposti a diverse sofferenze sotto l'azione del kala, il tempo eterno. Le gioie e i dolori dell'anima
condizionata sono tutti predestinati dal kala. Come la sofferenza ci colpisce senza averla desiderata, così la felicità sopraggiunge senza doverla cercare, perché gioie e sofferenze ci sono imposte in anticipo dal tempo eterno. Il Signore non è l'amico o il nemico di nessuno in questo mondo: ciascuno gode o soffre nella vita secondo il destino da lui stesso tracciato nei suoi rapporti con gli altri esseri. Ciascuno quaggiù cerca di dominare la natura materiale, creandosi così il proprio destino sotto la visione ordinatrice del Signore Supremo. Il Signore è presente ovunque e conosce quindi le attività di ciascuno. Poiché è senza inizio né fine, Egli è anche conosciuto come kala, il tempo eterno.



VERSO 29


na veda kascid bhagavams cikirsitam
tavehamanasya nrnam vidambanam
na yasya kascid dayito 'sti karhicid
dvesyas ca yasmin visama matir nrnam

na: non; veda: conosce; kascit: nessuno; bhagavan: o Signore; cikirsitam: divertimenti; tava: Tuoi; ihamanasya: come l'uomo comune; nrnam: degli uomini in generale; vidambanam: ingannevoli; na: mai; yasya: di cui; kascit: nessuno; dayitah: oggetto di favore; asti: c'è; karhicit: in nessun luogo; dvesyah: oggetto di odio; ca: e; yasmin: di Te; visama: parzialità; matih: concezione; nrnam: degli uomini.



TRADUZIONE

O Signore, nessuno può comprendere i Tuoi divertimenti trascendentali, che sono ingannevoli perché assomigliano alle attività degli uomini. Per Te nessuno è oggetto di favore o di odio; Tu sei parziale solo nell'immaginazione degli uomini.



SPIEGAZIONE

Il Signore diffonde con equanimità la Sua misericordia su tutti gli esseri caduti; Egli non mostra né favore né ostilità particolari. L'idea stessa secondo cui la Persona Suprema sarebbe un semplice essere umano e agirebbe come tale è un errore enorme. I divertimenti del Signore possono assomigliare molto alle attività degli uomini, ma in realtà sono tutti trascendentali, senza traccia di contaminazione materiale. Sebbene si dica che Egli sia parziale verso i Suoi puri devoti, in realtà resta imparziale come il sole. Grazie ai raggi del sole anche dei semplici sassi talvolta acquistano valore, ma un cieco, pur immergendosi nella luce del sole, sarà incapace di percepirne i raggi. Le tenebre e la luce sono manifestazioni opposte entrambe legate al sole, ma questo non significa che il sole distribuisca i suoi raggi in modo parziale. I raggi del sole sono ugualmente accessibili a tutti, ma la capacità di recepirli può variare.
La gente sciocca pensa che il servizio di devozione sia un modo di adulare il Signore per accattivarsi le Sue grazie, ma i puri devoti, assorti nel sublime servizio d'amore al Signore, non sono dei mercanti. Il mercante offre il suo servizio in cambio di denaro, ma il puro devoto non serve il Signore in questo spirito di scambio, perciò può beneficiare interamente della Sua misericordia. I miserabili, i poveri, i curiosi e i filosofi avvicinano il Signore per realizzare i loro piani, ma una volta ottenuto il loro scopo rompono ogni rapporto con Lui. Un malato, per esempio, se è una persona pia, pregherà il Signore di concedergli la guarigione; ma una volta recuperata la salute di solito non si preoccuperà più d'intraprendere un rapporto con Lui. La misericordia del Signore è accessibile a lui quanto al puro devoto, il primo però si mostra restio a riceverla. Questa è la differenza tra il puro devoto e il devoto misto. Coloro che rifiutano categoricamente di servire il Signore sono considerati immersi nelle tenebre più profonde, coloro che avvicinano il Signore, ma solo nei momenti difficili, diventano ricettacoli parziali della Sua misericordia; mentre coloro che si assorbono pienamente nel servizio di devozione al Signore sono ricettacoli perfetti della Sua misericordia. Perciò il grado secondo cui gli esseri ricevono la misericordia del Signore dipende dagli individui stessi, e non da un atto di parzialità da parte del Signore, l'infinitamente misericordioso.
Quando il Signore discende nel mondo materiale grazie alla Sua potenza di misericordia infinita Egli gioca il ruolo di un semplice essere umano, e in questo ruolo può sembrare parziale verso i Suoi devoti. Ma nonostante le apparenze Egli diffonde ugualmente la Sua misericordia su tutti gli esseri. Tutti i guerrieri di entrambi i campi che trovarono la morte nella battaglia di Kuruksetra in presenza del Signore ottennero la salvezza senza essersi dovuti qualificare in alcun modo, perché lasciare il corpo in presenza del Signore purifica l'anima dalle conseguenze di tutte le colpe e le permette di raggiungere un posto nel regno assoluto, proprio come chiunque si esponga alla luce del sole è sicuro di trarne tutti i benefici, nella forma di calore e di raggi ultravioletti. In conclusione, il Signore non è mai parziale ed è un errore credere che lo sia.



VERSO 30


janma karma ca visvatmann
ajasyakartur atmanah
tiryan nrsisu yadahsu
tad atyantavidambanam

janma: nascita; karma: azioni; ca: e; visvaatman: o anima dell'universo; ajasya: del nonnato; akartuh: del nonattivo; atmanah: dell'energia vitale; tiryak: animale; nr: uomo; rsisu: tra i saggi; yadahsu: nell'acqua; tat: quello; atyanta: veramente; vidambanam: inconcepibile.



TRADUZIONE

Com'è difficile, o anima dell'universo, comprendere che Tu agisci, Tu il nonattivo, e che Tu nasci, Tu il nonnato, la forza vitale. Tu appari in questo mondo tra le bestie, gli uomini, i saggi e gli esseri acquatici. Tutto ciò è inconcepibile.

Continua nel prossimo numero















I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Fatti e Parole

Si conclude il dialogo tra Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada ed un rappresentante di un movimento impersonalista (Dio è semplicemente tutto e tutti). Il dialogo si svolse a Parigi il 13 agosto 1973.

Ospite: Personalmente non mi piace l'idea di uccidere gli animali.
Srila Prabhupada: Ma qual è l'ideale del tuo ordine? Questo ti chiedo.
Ospite: L'amore tra gli uomini. Comprensione.
Srila Prabhupada: Cosa hanno fatto di male gli animali? Non c'è alcun amore e comprensione per loro?
Ospite: Amo gli animali. Ho molti animali che vivono con me. Sono circondato dagli animali. (Risata)
Srila Prabhupada: Va bene. Ma una persona che è abituata ad uccidere gli animali, viene ammessa nel tuo ordine?
Ospite: Non credo che chi uccide gli animali vorrebbe entrarvici, ma se un macellaio vuole entrare, va bene, perché gradualmente lo eleveremo.
Srila Prabhupada: Quindi, come principio, l'ordine non permette l'uccisione di animali.
Ospite: Idealmente il nostro movimento non vorrebbe vedere che gli animali vengano uccisi o che nessuno venga ucciso.
Srila Prabhupada: Perciò voglio sapere quali sono i principi  le norme e le regole  dell'ordine.
Ospite: I nostri principi sono amore, bellezza, armonia, pace. E man mano che si progredisce, c'è un'iniziazione dopo l'altra. Se cominci come macellaio, gradualmente, dentro di te, desidererai lasciar perdere. Ma non ci sono regole.
Srila Prabhupada: Un'iniziazione dopo l'altra, ma non ci sono regole progressive?
Ospite: Il nostro ordine non richiede di rinunciare a mangiar carne. Il nostro ordine è intelligente. Se dicessimo alla gente: Non fare questo, non fare questo, non fare quello, nessuno si unirebbe a noi. Ad ogni modo, il vero mistico è chi controlla il proprio corpo.
Srila Prabhupada: Ma tu non sei in grado di spiegare come controllare il corpo.
Ospite: Succede immediatamente e succede dopo un po'.
Srila Prabhupada: Almeno questo non posso accettarlo. Potremmo discutere oltre se voi aveste dei programmi ben definiti. Supponiamo che io voglia entrare nella vostra associazione. Dovreste darmi qualche prescrizione con la quale, se io seguo, farò progressi. Ma voi non avete queste prescrizioni.
Ospite: Passerei al mio gran maestro la tua richiesta perché ti venga data una prescrizione specifica.
Srila Prabhupada: Ma, come principio, il tuo ordine non ha nessuna di queste prescrizioni.
Ospite: Ne faremo una speciale, proprio per te.
Srila Prabhupada: Ma non per la massa generale delle persone.
Ospite: Esatto. Va molto bene che voi prescriviate di non magiare carne, di non prendere intossicanti, niente sesso prima e fuori dal matrimonio, e così via. Sono dei buoni principi quelli che voi seguite. E siamo certi che siete arrivati a queste conclusione da voi, proprio come forse un giorno noi potremo arrivare a queste conclusioni, da noi.
Srila Prabhupada: Quindi nel frattempo, il tuo ordine non ha tali norme e regole?
Ospite: Il nostro ordine da alcuni suggerimenti, ma non obblighiamo nessuno a seguire i nostri suggerimenti.
Srila Prabhupada: Quali sono questi tuoi suggerimenti a proposito?
Ospite: Il nostro movimento suggerisce che le persone vivano una vita, come forse lo è la vostra, di purezza, pensieri puri, comportamento morale, e anche seguire alcuni principi.
Srila Prabhupada: Ma queste cose impure vanno avanti in tutto il mondo e voi non dite niente. Supponiamo che un uomo uccida degli animali. Voi non lo proibite. Lui si comporta immoralmente e se non glielo proibite come fa a diventare morale? Pensate forse che la moralità e l'uccisione di animali vadano di pari passo?
Ospite: Al nostro ordine piacciono gli ideali di bellezza, armonia e moralità ma non possiamo imporre queste cose a qualcuno.
Srila Prabhupada: Ma, per esempio, la Bibbia impone la regola: Non uccidere. Eppure voi non avete queste cose.
Ospite: La realizzazione è ciò che conta.
Srila Prabhupada: Sì, ma cos'è quella realizzazione, non siete in grado di spiegarlo. Se non potete spiegarlo, allora qual è la vostra realizzazione?
Ospite: Se non avessi realizzato qualcosa, non sarei qui ora.
Srila Prabhupada: Allora prima vediamo se puoi descrivere chi sei.
Ospite: Quando Mosè vide l'arbusto in fiamme e chiese al fuoco: "Chi sei?" Il fuoco disse: "Sono ciò che sono." Chi sono io? Dovrai rispondere a questo con le tue meditazioni.
Srila Prabhupada: Ma qual è la vostra meditazione? Cosa hai imparato?
Ospite: La cosa da realizzare è la pace. Quando ti unisci al nostro ordine, ricevi una lettera e in fondo alla lettera c'è scritto: "con i nostri migliori auguri per la tua pace e felicità".
Srila Prabhupada: Va bene. Tutti desiderano questo. Ma qual è il metodo?
Ospite: Preghiera, coraggio, fede. Un movimento serio, un ordine serio, non garantirebbe mai un'illuminazione istantanea.
Srila Prabhupada: No, anche noi diciamo questo. Ma dobbiamo avere un metodo ben definito. Per esempio, in risposta alla domanda "Chi sei?"  perché per lo meno uno deve sapere chi è - voi date la vaga risposta: "Sono ciò che sono." Se mi chiedi "Chi sei, signore?" e io rispondo "Sono ciò che sono", è un modo appropriato di rispondere? (Risata) E' una risposta senza senso.
Ospite: Potrei dirti il mio nome, ma l'interiore, la realtà, è diversa.
Ora, se ci uniamo tutti assieme in silenzio ed entriamo in noi stessi e creiamo una persona, allora sapremo chi siamo da quel silenzio.
Srila Prabhupada: Ma com'è possibile rimanere in silenzio?
Discepolo (per scherzo): Bahunam janmanam ante: "Dopo molte nascite e morti."
Srila Prabhupada: (ridendo) Va bene, va bene.















Alimentazione Vegetariana

di Saiva Devi Dasi

Una primavera infinita

... Inverno, il periodo di ritiro, le attività tendono a diminuire e la natura apparentemente non mostra la sua generosità come nelle altre stagioni dell'anno.
Tutta la vegetazione riposa come se stesse preparandosi ad 'esplodere' con il sopraggiungere della primavera, ritrovando il pieno della sua bellezza e della sua opulenza.
Così ci sembra in tema il fatto di parlare a proposito di alcuni accorgimenti per avere 'la primavera' a tavola tutto l'anno. Conservare le verdure nel futuro ma con tecniche del passato è un arte che ad oggi è quasi completamente dimenticata. Sembra molto più facile entrare in un supermercato e riempire il nostro carrello della spesa con conserve e surgelati di vario tipo. Ormai sappiamo bene che tutti i coloranti, gli additivi e i conservanti non sono parti naturali dei prodotti che abbiamo acquistato e che queste sostanze chimiche oltre a distruggere il sapore originale del prodotto danneggiano la nostra salute.
Dobbiamo sapere che 'riscoprire' le tecniche home made è divertente e simpatico oltre che salutare. Senza dubbio ci rende più coscienti sia del preparare il cibo, sia dell'offrirlo ai nostri ospiti, del mangiarlo, così come della natura che ce lo ha donato, dando il giusto valore alle cose che ci circondano.
Ecco alcuni metodi per la conservazione delle verdure, più qualche ricetta che possiamo realizzare con estrema facilità in casa nostra.
Conservare al naturale è il metodo più semplice per verdure crude e cotte: Le verdure crude devono essere lavate e pulite con attenzione, tagliate, messe in dei barattoli di vetro, coperte con acqua fredda e sterilizzate con attenzione, mentre le verdure cotte vanno messe nei vasi di vetro dopo averle lavate, tagliate, bollite per qualche minuto in acqua salata (aggiungendo a piacere succo di limone), scolate e ricoperte, una volta nel vaso, con altra acqua salata bollente chiudendo subito ermeticamente i vasi con i rispettivi tappi a vite (per maggior sicurezza sterilizzare anche questi vasi sebbene l'acqua bollente nel raffreddarsi produca l'effetto 'sotto vuoto').
Asparagi al naturale: Scegliete degli asparagi della stessa misura e dopo averli lavati tagliateli alla stessa lunghezza. Immergeteli in acqua fredda aggiungendo succo di limone e lasciateli riposare. Fate bollire a parte dell'acqua con sale e, una volta raffreddata, versatela sopra gli asparagi che nel frattempo avrete sistemato nel vaso con le cime rivolte verso l'alto. Chiudete bene con il tappo a vite il barattolo e sterilizzate per circa un'ora. Togliete i barattoli dal contenitore per la sterilizzazione il giorno dopo, assicurandovi che l'acqua sia completamente freddata. Conservateli in un luogo fresco e non esposto alla luce.
Piselli al naturale: Bollite per qualche minuto i piselli in acqua salata, scolateli e metteteli in dei barattoli di vetro. Nel frattempo portate ad ebollizione dell'acqua con sale lasciandola poi completamente raffreddare. A questo punto ricoprite i piselli con l'acqua, chiudendo bene i vasi di vetro e sterilizzandoli per quaranta/cinquanta minuti. Una volta raffreddati riponeteli in un luogo fresco e buio.
Carote al naturale: Bollite delle carote ben lavate in abbondante acqua salata per circa dieci minuti, poi scolatele e riponetele in dei vasi di vetro. Mettete a bollire dell'acqua aggiungendovi circa venti grammi di sale per ogni litro, dopo l'ebollizione lasciatela freddare e ricoprite con essa le carote nei vasi. Chiudeteli con i loro tappi a vite e fateli sterilizzare per un ora.
La sterilizzazione: Questo procedimento è molto semplice ed è in grado di garantire una buona conservazione del prodotto messo in barattolo. Descriveremo ora il modo più comune di sterilizzare. Sistemare sul fondo di una grossa pentola, sufficientemente alta da contenere due strati di barattoli, i vasi di vetro o le bottiglie assicurandovi che siano ben chiusi con dei tappi a vite che garantiscano la tenuta all'ebollizione, e per una maggior sicurezza potete disporre sia sul fondo della pentola che tra i vasi degli strofinacci puliti. A questo punto aggiungete acqua fredda in quantità sufficiente a coprire abbondantemente i vasi contenuti nella pentola.
Accendete il fuoco e portate ad ebollizione per un periodo che va calcolato in accordo al tipo di verdura e alla dimensione dei vasi, comunque si può generalizzare dicendo che si varia da un periodo di cinquanta minuti ad un massimo di due ore. Una volta completata la sterilizzazione spegnere e lasciare raffreddare completamente prima di trasferire i vasi in un luogo asciutto e non direttamente esposto alla luce.
Le verdure possono essere conservate anche sott'olio. L'olio impiegato per questo dovrebbe essere di buona qualità e può essere riutilizzato come olio aromatizzato per condire insalate o cose simili. Le verdure che si intende conservare sott'olio dovrebbero essere asciutte con molta cura, e ciò significa che se devono essere bollite in acqua e sale o in acqua e succo di limone si deve fare attenzione a scolarle appropriatamente e lasciarle un pò su di un canovaccio pulito. Le verdure che devono essere messe sott'olio dovrebbero essere riposte nei vasi di vetro con cura facendo attenzione a non schiacciarle lasciando tra di loro sufficiente spazio. Dopo averle coperte di olio prima di chiudere i vasi e sterilizzarli, aspettare circa trenta minuti per verificare che il livello dell'olio non sia calato sotto il livello delle verdure stesse, e in questo caso aggiungerne fino a che il contenuto del vaso non sia completamente coperto.
Vi diamo qualche semplice ricetta per fare delle ottime verdure sott'olio.
Carciofi sott'olio: Pulite i carciofi privandoli sia dei loro gambi che delle foglie esterne che sono ancora troppo dure e fibrose. Togliete loro le punte delle foglie e immergeteli in una pentola che contiene acqua con sale e succo di limone, aggiungendo foglie di alloro, grani di pepe nero e a vostro piacere fettine di limone. Fateli cuocere al dente e poi lasciateli raffreddare completamente. Scolateli con cura e avvolgeteli in un canovaccio pulito prima di disporli nei barattoli di vetro e ricoprirli di olio. Chiudete i vasi ermeticamente e, anche se non necessario, sterilizzateli per 15 minuti garantendovi la conservazione del prodotto. Con lo stesso procedimento si possono conservare peperoni, zucchini, fagiolini, cavolfiori, ecc.
Conservazione in salamoia: Questo procedimento per la conservazione consiste essenzialmente nel tenere le verdure sotto vetro in una soluzione di acqua e sale (circa cento/duecento grammi di sale per ogni litro di acqua).
Caratteristico e molto diffuso è il caso delle olive in salamoia, dove si lavano le olive con cura in acqua fredda e le si lasciano immerse per dieci/quindici giorni (cambiando l'acqua ogni giorno) facendogli perdere il gusto amaro.
Si fa bollire l'acqua con il sale e poi una volta raffreddata la si versa nei vasi di vetro nei quali sono state messe le olive asciutte con foglie di alloro, semi di finocchio e pepe. Conservare i vasi in un luogo fresco lasciando trascorrere almeno trenta giorni prima di consumarne il contenuto, assicurandosi di sciacquare le olive prima di usarle.
Inoltre alcuni tipi di verdure possono essere semplicemente conservate sotto sale, procedimento che in sé non comporta alcuna lavorazione complessa ed è molto economico. Il sale assorbe l'umidità e disidrata le verdure favorendone in questo modo la conservazione.
Vediamo come preparare alcune verdure e altri ortaggi.
Capperi sotto sale; lavare abbondantemente i capperi e poi scolarli con cura prima di metterli ad asciugare al sole per qualche ora. Disponete i capperi asciutti in dei vasi di vetro facendo degli strati alternati di capperi e sale fino a riempire il contenitore. Chiudete e riponete per la conservazione.
Un altro metodo tradizionalmente usato per la conservazione degli alimenti è l'essiccazione al sole o comunque naturale. Come procedimento è particolarmente indicato per alcune verdure e comporta appunto la disidratazione (o essiccazione) di esse grazie all'esposizione al sole. Tutte le erbe aromatiche possono essere conservate in questo modo e anche vari tipi di verdure. Vediamo come fare essiccare i pomodori: E' preferibile usare pomodori non troppo acquosi, lavarli e tagliarli a metà disponendoli con attenzione su di un graticcio, salarli da entrambe le parti, a piacere cospargerli leggermente di peperoncino in polvere e lasciare al sole per circa dieci giorni preoccupandovi di ritirarli al coperto per la notte. Alla fine dei giorni stabiliti mettete i pomodori in un vaso di vetro e se volete ricopriteli con olio. Un elemento comunque importante se volete effettivamente provare a conservare delle verdure, è quello della scelta della verdura che andrà ad essere conservata, cercate sempre di usare verdura propriamente di stagione senza avventurarvi nelle così dette 'primizie' che potrebbero compromettere la buona riuscita del vostro lavoro.
Buon divertimento.

Questa rubrica è curata da Saiva devi dasi, esperta di cucina e alimentazione vegetariana. Conduce corsi di cucina ed esprime la sua abilità culinaria vegetariana da oltre dieci anni.















MAHABALIPURAM

UN VIAGGIO NEL PASSATO

Foto e testo di Rama Raghava dasa

Il ticchettio dei martelli sugli scalpelli che scavano la roccia si sveglia col giorno nella cittadina piatta, e sveglia me.
A Mahabalipuram (maha: grande; bali: poderosa; puram: città), la "grande poderosa città", ci sono pescatori, scultori e albergatori.
Pescatori perché è sul mare.
Scultori perché lo hanno sempre fatto.
Albergatori perché negli ultimi anni sono migliaia che vengono ogni giorno ad ammirare le sue rocce.
Mahabalipuram è di roccia, è roccia.
Roccia poderosa.
Roccia fatta a pezzi per costruire templi.
Roccia scavata o tagliata in grotte.
Roccia scolpita in bassorilievi murali e statue.
Roccia che fa da casa, roccia che protegge.
Roccia che fa da testimone.
Testimone di un passato in cui i re mettevano Dio al centro dei loro pensieri. Dio era il centro della vita di tutti. Un antico detto asserisce che ogni popolo ha il governo che merita. Situata nel Sud dell'India, sulla costa orientale a 50 chilometri a sud di Madras nel Tamil Nadu, Mahabalipuram è stata la seconda capitale dei Pallava e il porto marittimo del loro regno, costruita principalmente tra i secoli V e VIII d.C. Come e perché fu costruita Mahabalipuram è facile da immaginare. Il desiderio di manifestare che è Dio il potere supremo di cui il re è soltanto un rappresentante, che riconosce in Dio il protettore, l'origine di tutto quello che lui stesso possiede, Colui che deve essere ringraziato per tutto ciò che abbiamo. Perché si sia improvvisamente arrestata la costruzione di Mahabalipuram è più difficile da scoprire; anzi è un mistero. Pochi sono gli elementi completamente finiti. In molti luoghi la roccia era pronta per essere tagliata, modellata, scolpita. E' rimasto tutto così, a testimoniare la futilità dei piani di questo mondo. Una guerra? Un'invasione? Non si sa, sicuramente qualcosa di improvviso e definitivo. Ma ciò che rimane porta il ricordo di una cultura elevata, molto evoluta almeno dal punto di vista dell'arte e dell'architettura. Una cultura nella quale i valori fondamentali erano diversi da quelli di oggi. Una cultura basata sui testi dei
Veda, le sacre scritture nelle quali si pensa all'individuo come a un'anima spirituale, portatrice di un dovere e di un diritto connaturati all'avere un corpo umano. Il dovere e il diritto di sviluppare la sua conoscenza spirituale, e la
comprensione della sua vera natura di servitore di Dio. Rimangono oggi i bellissimi Templi della costa dedicati a Visnu e Siva. I cinque Ratha, tempietti costruiti come se
fossero carri dedicati ai cinque Pandava, amici e servitori di Krsna. L'enorme bassorilievo 'Le austerità di Arjuna' (nella foto di pag. 14), il più grande del mondo (29 metri di lunghezza per 9 metri di altezza),
mostra la discesa del sacro fiume Gange dai pianeti celesti alla Terra, e la penitenza di Arjuna per ottenere da Siva armi celestiali, accompagnata da centinaia di sculture
di esseri celesti, uomini e animali, fusi in una commovente danza di bellezza e realismo. L'affascinante bassorilievo di Krsna che solleva la collina Govardhana (nella foto di pag. 15) per proteggere i suoi devoti dalla pioggia incessante, scatenata da Indra, il re del cielo. La battaglia di Durga con il demone Mahisasuda. I templi scavati nella roccia.
Le forme sono bellissime, le proporzioni perfette, i movimenti assolutamente realistici. Se l'architettura e la scultura hanno acquisito un simile sviluppo si può intuire che anche le altre forme di
espressione hanno seguito un'evoluzione analoga. Musica, danza, teatro... anche la vita quotidiana. L'arte è solo il riflesso dello
stato d'animo della società, il tema centrale è la religiosità, la spiritualità. La spiritualità e la religiosità sono il riflesso di una vita elevata, perché colui che è fortemente attratto dal piacere dei sensi non ha tempo per lo spirito. Come accade qui, oggi. Qual è il vero progresso? Mahabalipuram ci fa porre la domanda.

Figure:
In questa foto a sinistra vediamo una panoramica di una risaia dietro la città.

(Sopra) Consueta scultura di Govinda posta sul tetto di una casa della Città.

(Sopra) Alcuni scultori impegnati durante la notte.

(Sopra) Scultore intento nel suo lavoro, un'arte che solitamente si tramanda per generazioni.

(Sopra) L'autore del servizio fotografico durante la sua permanenza a Mahabalipuram.

(A fianco) Tipico bassorilievo di Mahabalipuram, raffigurante la battaglia tra la dea Durga e Mahisasuda.















SARAJEVO

Impressioni da un luogo che fa riflettere

di Maurizio Avogadri
(giornalista)

Fra i visi frettolosi e impauriti che incontri nelle vie distrutte di Sarajevo, puoi incrociare dei ragazzi con testa rasata e codino, che si fermano a parlare con
te. Appartengono ad una comunità di Hare Krsna e stanno vendendo libri i cui proventi serviranno al mantenimento della loro comunità. Ebbene sì, a Sarajevo oltre alle religioni principali, che ci sono ormai note, sono presenti esponenti di una delle maggiori religioni orientali del ramo
dell'induismo: gli
Hare Krsna.
Fondata nel 1989, la
comunità Hare
Krsna di Sarajevo
conta una decina di
"devoti", mentre
altri si aggiungono
durante il giorno per
partecipare agli
appuntamenti di
preghiera o, come li chiamano loro,
ai "programmi". L'atmosfera è esotica, diversa, per i colori dei loro
indumenti e il profumo di incenso,
ma soprattutto per il loro sorriso
profondamente sereno che solo chi
ha vinto ogni paura può avere.
Questi religiosi non si limitano a
pregare. Si occupano anche di opere
caritatevoli per i più bisognosi.
Durante più di 3 anni di guerra ad
esempio, sono stati cucinati circa
50.000 pasti per gli ospedali e gli istituti per i bambini orfani. Inoltre i "devoti" fanno assistenza alle persone anziane sole, portando nelle
loro case acqua, cibo, e facendo loro compagnia. Esiste inoltre una stanza per l'attività musicale, con sistema di amplificazione di 1.000 watt, un mixer a 16 piste, chitarre e flauti di ogni genere. Spesso infatti gli Hare Krsna si cimentano in concerti negli ospedali o nei piccoli teatri, che a Sarajevo continuano a funzionare.
Sarajevo è assediata, e anche questi ragazzi spesso indossano la divisa e
vanno a combattere. Mirsa, responsabile della comunità, spiega che se non hai problemi fisici vieni arruolato: al governo non importa se sei un religioso e non puoi sparare. "Ma non è un problema " aggiunge "Krsna ci protegge e chi minaccia la nostra vita dovrà vedersela con Lui." Sensudin, 26 anni, ha partecipato ad un'offensiva contro le prime linee serbe e racconta: "Cominciammo a correre. Impugnavo il mio fucile e avevo molta paura, ma non volevo uccidere nessuno. Krsna mi ha impedito di vedere i cetnici. Vedevo i miei compagni sparare e cadere sul campo, ma quando guardavo verso il nemico la mia vista era offuscata. Così non ho sparato un colpo. "Dall'inizio della guerra molti sarajevesi vengono a pregare con gli Hare Krsna, attratti da questo modo meraviglioso di amare Dio a suon di danze e canti. Per alcuni e solo questione di curiosità, altri sono alla ricerca della verità assoluta. Bojan ha solo 17 anni e ha deciso di diventare un "devoto" quando ne aveva 15. "Durante questa guerra" racconta, "ho assistito a cose tremende. Quando cade la guerra tra la gente, tutti i corpi intorno a te che erano vivi, forti, animati, di colpo si squartano e si fermano per sempre.
Ora sono sicuro che il corpo è solo un vestito che dovremmo toglierci prima o poi, per entrare in un altro." Continua Bojan: "Tutto è illusione. Lo scopo della nostra esistenza è diventare consapevoli dell'unica cosa eterna cioè la coscienza di Krsna, e amarLo per tutta la vita."
Secondo gli Hare Krsna questa guerra non è frutto del caso. Essi credono nella legge del karma secondo la quale ad ogni azione corrisponde una reazione positiva o negativa. "In Jugoslavia" spiega Mirsa, "c'era un grosso business attorno alla produzione di carne e di armi. Migliaia e migliaia di animali uccisi per soddisfare i nostri stomaci. Ora, tutta l'energia negativa che ne deriva si stà riversando su questa terra, e il sangue versato ripulirà il karma negativo che ci siamo creati. E' meglio perdere amici e parenti ma trovare Dio che rimanere nel peccato. I tempi che verranno saranno decisamente migliori, e la nostra vita più in armonia con la natura."
La conversazione è interrotta. Scoppia una granata in città. Dalla collina dove ci troviamo distinguiamo il fumo vicino alla cattedrale. "Questi sono i cetnici" dice Mirsa con tono pacato, "diventeranno animali nella loro vita futura." "E'
molto interessante" continua Mirsa, "perché ora persino il più piccolo fazzoletto di terra è coltivato per trarne verdura da mangiare.
A Sarajevo lo puoi vedere nei giardini dei palazzi, e persino nelle aiuole degli spartitraffico in mezzo alle strade. Inoltre, le nostre case e i nostri grattacieli sono sventrati dalle nostre stesse armi.
In quanto i cetnici si sono impossessati di tutto l'arsenale dell'esercito Jugoslavo.
Avevamo la terra, e l'abbiamo lasciata per produrre armi; ma ora qualsiasi aiuola è buona per coltivare pomodori, mentre siamo uccisi dagli stessi fucili che abbiamo fabbricato."

Alcune immagini del programma 'Food for Life' dal Sud Africa (nella pag. 18) e da Sukhumi (Georgia, ex Unione Sovietica). La ISKCON con il programma 'Food for Life' gestisce il più grande servizio gratuito di distribuzione di cibo vegetariano del Mondo.















SCIENZA E SCIENZA

Di Sadaputa Dasa

'Mitologia' Razionale

Tratto da una relazione presentata da Sadaputa Dasa al Parlamento Mondiale delle Religioni di Chicago, 1993.

Il famoso discorso sull'Induismo che Vivekananda Swami tenne al Parlamento delle Religioni nel 1893 cominciava sottolineando i tratti salienti dell'Induismo tradizionale. Egli parlò del karma, della reincarnazione e del problema del male nel mondo materiale. Continuò spiegando che la soluzione a questo problema era quella di cercare rifugio in Dio. Dio è colui per il volere del quale "il vento soffia, il fuoco brucia, le nuvole si sciolgono in pioggia e la morte dilaga sulla Terra." Egli è la sorgente della forza e il sostegno dell'universo. Egli è in ogni luogo, è puro, è onnipotente ed è il più misericordioso. Noi siamo legati a Dio come un bambino è legato al padre e alla madre e un amico è legato al suo caro amico. Vivekananda disse che noi esistiamo per amare Dio di un amore disinteressato e mostrò che la via per raggiungere ciò era stata "ampiamente pensata e sviluppata da Krsna, che gli Indu pensano essere l'incarnazione di Dio sulla Terra." Attraverso l'amore noi ci perfezioniamo, raggiungiamo Dio, vediamo Dio e godiamo di grande felicità insieme a Lui. Su ciò, egli disse, tutti gli Indu sono d'accordo. Ma continuò dicendo che nello stadio finale di realizzazione Dio è visto come il Brahman impersonale. A quel punto, realizzando la propria identità col Brahman, l'anima cessa di esistere individualmente. Facendo un'analogia con la fisica egli disse: "La scienza della fisica finirà quando sarà in grado di scoprire un'energia della quale le altre non saranno che sue manifestazioni e la scienza della religione sarà perfetta quando scoprirà...qualcuno che sia la sola Anima della quale tutte le altre non sono che manifestazioni illusorie.







I Pro e i Contro del Monismo Puro

Il concetto di Dio strettamente monista di Vivekananda ha una lunga storia. Questa idea è stata sempre collegata ad un approccio della realtà razionale e speculativo. Per esempio, nel quinto secolo a.C., il filosofo greco Parmenide con argomenti speculativi concluse che: "Esiste assolutamente Una Cosa sola, e questo Uno è noncreato, immutabile e indistruttibile. La pluralità, la creazione, il cambiamento e la distruzione non sono altro che apparenza."
Parmenide sosteneva che l'Uno non deve avere parti distinte l'una dall'altra, altrimenti non sarebbe uno, sarebbe molteplice. In questo modo egli concluse che l'Uno deve essere una sfera di sostanza perfettamente uniforme. Tuttavia anche una sfera, possedendo una parte interna e una esterna, è caratterizzata dalla dualità. L'idea dell'assoluta unicità, o del monismo puro, può sembrare attraente ma richiede l'abbandono di tutti gli attributi concepibili compreso il pensiero stesso. Vivekananda, riconoscendo tale problema, sostenne che nella religione Indu le particolari forme di dei e dee servivano come simboli che ci aiutassero a visualizzare l'inconcepibile. A questo proposito egli disse: "Gli Indu hanno scoperto che l'Assoluto può essere realizzato, immaginato e stabilito attraverso il relativo e che le immagini, le croci e le mezze lune sono semplicemente tanti simboli, tanti ripieghi per sostenere la spiritualità."
L'idea delle immagini religiose come il simbolo dell'inconcepibile Assoluto a volte può risultare utile nell'età moderna. Vivekananda nacque a Calcutta nel 1863, come Narendranath Datta e crebbe durante l'apice della dominazione Britannica in India. In questo periodo il razionalismo europeo, basato sul famoso Illuminismo francese, ebbe un forte impatto sull'India. Riformatori come Rammohan Roy e Devendranath Tagore, nell'intento di revisionare l'Induismo e di renderlo compatibile con il moderno pensiero Occidentale, fondarono il Brahmo Samaj. Questo gesto mirava alla soluzione di due problemi:

1) il problema della pluralità religiosa

2) il problema del contrasto tra scienza moderna e vecchie credenze religiose.

L'antica filosofia del puro monismo, o advaita, ben si adatta a risolvere questi problemi. In primo luogo, se le immagini religiose hanno solamente un significato simbolico che riporta a qualcosa di inconcepibile, allora diversi sistemi simbolici funzionano ugualmente bene. L'idea di Vivekanada era di conciliare in tal modo tutte le principali religioni, delle quali sottolineò l'equità.
Allo stesso modo, se le immagini religiose sono semplicemente simboliche in conflitto tra religione e scienza non sussiste. Una storia religiosa che sembra entrare il conflitto con un'affermata realtà scientifica può semplicemente essere interpretata come una definizione simbolica che mostra l'Uno fuori dalla portata della limitata mente scientifica. Vivekananda menzionò inoltre che l'assoluta semplicità del Brahman impersonale si adatta alla semplicità ricercata dai fisici nella tanto sperata Teoria della Natura Unificata.
Ma nel concetto del monismo puro cosa ne è dell'amore di Dio o meglio dell'amore di chiunque? Se la realtà ultima è pura unicità e l'esistenza personale è illusoria, anche l'amore è illusorio. L'amore ha bisogno di due individui e non due di niente. Per uno scambio d'amore devono esserci due persone. Se si possono avere tipi di scambi d'amore sul piano della realtà spirituale e quindi eterna, se ne trae che le due persone protagoniste devono esistere eternamente. Infatti nel pensiero tradizionale Indu ci sono due categorie di persone eterne:

1) le jiva, le anime che vivono in corpi materiali individuali

2) l'originale Persona Suprema e le Sue innumerevoli espansioni.

Come mostrò Vivekananda, gli Indu credono che l'Essere Supremo scese sulla Terra come Krsna per esporre la via dello scambio d'amore devozionale tra Lui e le anime individuali o jiva.
Sfortunatamente dopo aver puntualizzato ciò, Vivekananda, rifiutò sia Krsna sia le anime individuali, definendole illusorie. Nel suo approccio monista alla religione egli scarta tutti i tratti concepibili dell'Assoluto. L'esistenza, la conoscenza e la felicità sono tre differenti aspetti e vanno scartati dall'Uno come un equivoco materialistico. Lo stesso vale per la potenza e per la misericordia del
Signore. Analogamente, se la verità ultima è assoluta unicità, tutte le relazioni personali di ammirazione, di amicizia, di amore parentale o di amore coniugale, devono essere abbandonate in quanto illusorie.







L'alternativa vaisnava data da Bhaktivinoda Thakura

A questo punto è naturale chiedere se esiste qualche altra soluzione al problema che si pone quando il pensiero razionale incontra la molteplicità delle religioni. Per esaminare ciò rivolgeremo la nostra attenzione alla vita di Bhaktivinoda Thakura, contemporaneo di Vivekananda Swami.
Bhaktivinoda Thakura nacque nel 1838, come Kedaranath Datta, nel distretto di Nadia, nel Bengala occidentale. Da ragazzo ricevette l'educazione inglese ed era solito scambiare pensieri su argomenti letterari e spirituali con Devendranath Tagore, direttore del Brahmo Samaj e primo maestro di Vivekananda. Allo stesso tempo studiava legge e per molti anni mantenne la propria famiglia lavorando come magistrato della corte britannica. Bhaktivinoda Thakura studiò approfonditamente il pensiero religioso del suo tempo. Egli esaminò il lavoro dei filosofi europei e rimase fortemente impressionato dagli insegnamenti devozionali di Gesù Cristo. In un primo momento la sua educazione occidentale lo portò a guardare con non troppa profondità alla letteratura vaisnava riguardante il servizio devozionale a Krsna. Infatti scrisse che il Bhagavata, uno dei più importanti testi che descrivono Krsna, "sembra un deposito di idee scarsamente adottate nel diciannovesimo secolo." Ma ad un certo punto si imbatté in un saggio riguardante Sri Caitanya, il grande riformatore vaisnava, e riuscì ad ottenere il commentario che Sri Caitanya fece al Bhagavata nell'occasione del suo incontro con i vedantisti advaita di Benares. Ciò fece nascere in lui un grande amore per gli insegnamenti devozionali di Krsna presentati da Sri Caitanya. Dopo qualche tempo, seguendo gli insegnamenti di Sri Caitanya, egli raggiunse uno stato di elevata realizzazione spirituale e scrisse molti libri presentando questi insegnamenti sia in India che all'estero.
(Continua sul prossimo numero)















MAHABHARATA

Il più grande trattato epico della Storia
compilato in lingua sanscrita

Tradotto dal sanscrito da Hrdayananda Gosvami, e reso in lingua italiana da Matsya Avatara Dasa

Adi Parva

Una volta, nella terra di Kuruksetra, Janamejaya, figlio di Pariksit, stava officiando una lunga cerimonia sacrificale assistito dai suoi tre fratelli: Srutasena, Ugrasena e Bhimasena. Mentre i quattro fratelli erano impegnati nell'adorazione, un cane si avvicinò all'area del sacrificio. I fratelli di Janamejaya picchiarono il cane e lo scacciarono affinché non contaminasse il sacrificio.
Lamentandosi in maniera penosa il cane si rifugiò presso sua madre Sarama. Alla vista del cucciolo che si lamentava disperatamente, Sarama gli chiese: "Perché stai piangendo? Chi ti ha percosso?"
Il cane rispose: "Sono stato picchiato dai fratelli del re Janamejaya."
"Di certo devi averli in qualche modo offesi", disse sua madre "ed ecco perché ti hanno picchiato".
Ma il cane replicò alla madre: "Non ho arrecato nessuna offesa! Non ho leccato il burro del sacrificio anzi, non l'ho nemmeno guardato!"
Sentendo questo Sarama, molto addolorata nel vedere il figlio così infelice, si precipitò dove il re con i suoi fratelli stava eseguendo il lungo sacrificio e con collera disse a Janamejaya: "Questo è mio figlio! Non vi ha recato nessuna offesa, allora perché lo avete picchiato?" Nessuno rispose. "Poiché mio figlio, che nulla ha fatto di male, è stato duramente percosso, io ti predico, re Janamejaya, che in un qualche momento di questa vita, dovrai fronteggiare un pericolo imprevisto."
Janamejaya, sentendo le parole della cagna celeste, fu travolto dal dolore e dallo smarrimento. Dopo la fine della cerimonia sacrificale, rientrando ad Hastinapura, si mise affannosamente alla ricerca di chi potesse neutralizzare le tragiche conseguenze del peccato commesso dai suoi fratelli.
Accadde che, mentre cacciava in una parte del suo regno, il figlio di re Pariksit, si ritrovò vicino ad un sacro asrama dove viveva un saggio di nome Srutasrava con l'amato figlio Somasrava. Janamejaya osservò con attenzione il figlio del saggio e stimò che fosse sufficientemente qualificato per
ricoprire la carica di sacerdote reale. Avvicinato il padre del ragazzo il re gli porse i suoi rispettosi omaggi e gli disse: "Mio signore, dovete permettere a vostro figlio di diventare il mio sacerdote."
Alla richiesta del re il saggio rispose: "Caro Janamejaya, mio figlio è un grande asceta molto erudito nella saggezza Vedica. Infatti è stato concepito e cresciuto nel ventre di un serpente che una volta bevve il mio seme e poiché lui è nato dal mio seme è dotato dello stesso potere da me acquisito con lunga austerità. Lui è perfettamente qualificato per liberare la tua famiglia da tutti i suoi peccati, tranne, ovviamente, quelli commessi contro il signore Siva.
"Ti debbo però dire che mio figlio ha fatto un voto segreto: qualunque cosa un brahmana gli chieda in carità, lui gliela darà. Se questo ti sta bene allora puoi condurlo con te all'istante."
Ascoltate le parole del saggio, Janamejaya rispose: "Mio signore, così sarà."
Preso Somasrava come suo sacerdote, il re rientrò nella capitale e disse ai suoi fratelli: "Ho scelto questo giovane brahmana perché sia il nostro sacerdote reale e venga rispettato come nostra guida spirituale. Qualsiasi cosa lui dirà dovrà essere fatta senza discutere."
I fratelli del re, ascoltando con fiducia le sue parole, fecero esattamente come era stato detto. Dopo aver istruito in tal senso i suoi fratelli, il re si mise in marcia per il regno di Taksasila per condurlo sotto l'amministrazione Kuru.
A quel tempo viveva un saggio di nome Ayodadhaumya, che stava istruendo tre discepoli: Upamanyu, Aruni e Veda. Un giorno il maestro chiamò uno dei suoi studenti, Aruni di Pancala e gli ordinò: "Mio caro ragazzo, c'è una falla nella diga, va e chiudila."
Con quest'ordine del suo insegnante, Aruni di Pancala andò alla diga, ma non riuscì a chiudere la falla. Ponderando il problema con apprensione, alla fine escogitò una soluzione.
"Facciamo così!" disse fra se, "Lo farò!" senza por tempo in mezzo si arrampicò sulla diga, si adagiò nella falla e col suo corpo trattenne l'acqua.
Qualche tempo dopo l'insegnante del ragazzo, Ayodadhaumya, chiese agli altri discepoli:
"Dov'è Aruni di Pancala? Dov'è andato?" gli studenti risposero:
"Signore, voi gli avete detto: 'C'è una falla nella diga, vai e chiudila!'
Alla risposta degli studenti il maestro replicò: "Bene, allora andiamo tutti là a cercarlo."
Giunto in prossimità del luogo dov'era la diga, cominciò a chiamare il suo discepolo: "Aruni di Pancala, dove sei? Vieni, figlio mio!"
Sentendosi chiamare dal suo maestro, Aruni di Pancala saltò subito fuori dalla diga, corse verso di lui e, postoglisi di fronte, gli disse: "Eccomi qui! Non ho potuto fermare l'acqua che penetrava nella diga, così ho turato la falla con il mio corpo. Quando ho sentito la voce del mio maestro sono venuto immediatamente e l'acqua ha ripreso a defluire. Comunque sia io sono qui, mio signore, pronto a servirvi; vi prego, ditemi come."
Il maestro replicò: "Siccome ti sei presentato immediatamente quando hai sentito che ti chiamavo, lasciando che l'acqua irrompesse di nuovo nella diga, sarai conosciuto col nome di Uddalaka: colui che alzandosi ha permesso all'acqua di infiltrarsi".
Assegnatogli questo nome, il maestro benedì il discepolo dicendogli: "Siccome obbedisci sempre alle mie istruzioni, otterrai immensa fortuna nella vita: tu comprenderai tutti i Veda e i Dharmasastra, i grandi libri della conoscenza."
Uddalaka si era guadagnato la benedizione del suo insegnante con la devozione assoluta, gli fu permesso quindi di considerare terminata la scuola e di andare in qualunque luogo desiderasse. Ayodadhaumya aveva un altro discepolo di nome Upamanyu, al quale dette quest'ordine: "Mio caro figlio Upamanyu, dovresti prenderti cura delle mucche."
Seguendo il volere del suo insegnante, Upamanyu si prendeva cura della mandria durante il giorno e la sera, tornando alla dimora del maestro, si metteva di fronte a lui e gli offriva le sue rispettose obbedienze. Vedendo che era corpulento, il maestro disse: "Mio caro figlio Upamanyu, come ti nutri? Mi sembri piuttosto appesantito."
Lo studente rispose al maestro: "Mi nutro chiedendo la carità."
L'insegnante replicò: "Tu sei uno studente. Non devi utilizzare quell'elemosina senza prima averla offerta a me che sono il tuo maestro!"
"Così farò" disse con obbedienza Upamanyu e andò di nuovo a pascolare le mucche. La sera, tornando alla casa del maestro, andò al suo cospetto offrendogli rispettose obbedienze. Notando che era ancora piuttosto ben nutrito, il maestro gli domandò: "Mio caro Upamanyu, ti ho tolto tutto ciò che raccogli mendicando senza lasciarti nulla. Come ti nutri adesso?" Alla domanda del maestro, Upamanyu rispose: "Mio signore, tutto ciò che raccolgo nel primo giro io lo consegno a voi e vivo con ciò che raccolgo in un secondo giro, in questo modo mi mantengo."
Il maestro disse: "Neppure questo è il modo giusto per servire il tuo guru. Dovresti mendicare una volta sola ed offrire tutto il ricavato al tuo insegnante. Quando vai a chiedere per la seconda volta alla stessa gente, crei dei problemi al loro mantenimento per favorire il tuo. Tu ti preoccupi troppo del cibo."
"Così sia" disse Upamanyu e tornò a badare alle mucche. Rientrando alla fine del giorno alla casa del maestro gli si metteva dinanzi e presentava le sue rispettose obbedienze. Vedendo che era ancora piuttosto florido, il maestro gli disse ancora:
"Ti prendo tutto ciò che mendichi, non fai un secondo giro e ancora sei ben pasciuto. Come ti nutri?"
Upamanyu rispose al maestro: "Mio caro Gurudeva, mi nutro bevendo il latte delle mucche."
Il maestro replicò: "Non è corretto che tu, uno studente, utilizzi il latte delle mucche senza il mio permesso."
"Così sia", disse Upamanyu, promettendo di fare più attenzione. Continuava a badare alle mucche e la sera tornava a casa dal maestro e, al suo cospetto, offriva le sue rispettose obbedienze. Il maestro notò che il discepolo era ancora troppo grasso e gli disse: "Tu non trattieni ciò che mendichi, né torni a mendicare per la seconda volta e non bevi il latte delle mucche, ciò nonostante sei ancora troppo pasciuto! Che cosa mangi ora?"
Ascoltato l'insegnante che gli si rivolgeva così, Upamanyu rispose: "Signore, dopo che i vitelli hanno succhiato dalle mammelle delle loro madri, io bevo la schiuma del latte che loro rigurgitano."
Il maestro replicò: "I vitelli sono molto gentili e per cortesia nei tuoi confronti loro rigurgitano più del necessario. Tu ti mantieni disturbando il sostentamento dei vitelli, pertanto non dovresti bere neppure quella schiuma!"
"Farò così", disse Upamanyu, promettendo di fare più attenzione. Egli continuò a prendersi cura della mandria senza preoccuparsi minimamente di mangiare. Diffidato dal suo maestro egli non prendeva alcuna parte da ciò che aveva mendicato per lui, né mendicava per sé, non beveva il latte delle mucche del maestro, né la schiuma lasciata dai vitelli.
Un giorno mentre vagava nella foresta tormentato dalla fame, Upamanyu mangiò le foglie di un albero arka. Ma le foglie erano così aspre ed acide che gli causarono un bruciore così intenso agli occhi da lasciarlo cieco.
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LA FESTA DELLA DOMENICA

Tutte le domeniche, dalle ore 16, siete invitati a una splendide festa completamente gratuita con conferenze, danze, canti trascendentali, cultura vedica, yoga e banchetti vegetariani in compagnia dei devoti di Krishna.



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Templi e Comunità

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Palermo: Via Regione Siciliana di Nord Ovest, 4441. Tel. 0916700385
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Fine del numero di gennaio-febbraio 1996.